UNA DEDICA SPECIALE

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Quote Sento la voglia di scriverti qualche rapido pensiero legato alla maratona di ieri, la mia quarta. Le prime tre sono state strane, ciascuna per un motivo diverso:

La prima era la prima e non avevo minimamente idea di cosa significasse fare i 42.195 metri; salvo un'influenza degli ultimi giorni, ero anche allenato, e infatti fino al 32esimo ero andato molto bene (per quelli che sono i miei limiti), poi sulla salitella dopo piazza Nicosia mi sono venuti i crampi e negli ultimi 10 km ho sofferto da matti.

La seconda l'ho fatta con una ferita ad un piede, cosa che mi ha portato a scegliere un paio di scarpe larghe, che mi hanno fatto venire delle vesciche a partire da metà gara. Il resto te lo lascio immaginare: piede sanguinante e dolorante, vesciche ai piedi...

La terza (quella dello scorso anno) è stata una pazzia: non avevo affatto i km nelle gambe (per essere preciso avevo quelli della Roma-Ostia, gara dopo la quale non ero neanche più riuscito a correre). I crampi mi hanno assediato al 22° e non mi hanno più abbandonato. Crampi fortissimi ai quadricipiti e ai polpacci. Sono arrivato perché non voglio mollare mai e perché ho incontrato lungo il percorso Luigi, che mi ha aiutato da morire. Sono arrivato e ho pianto perché solo dopo lo striscione ho capito che follia avevo fatto.

Quest'anno... prima maratona normale. Non grandissimo allenamento nell'ultimo mese, massima distanza percorsa: 28 km. Però c'è una maturità podistica un po' più acquisita rispetto al passato, maggiore conoscenza dei miei limiti e di capacità di gestire una distanza; voglia matta di esserci, paura di incappare in una delle enormi difficoltà degli anni precedenti. Emozione enorme nel partire e nel poter vivere una nuova edizione della corsa a parte, quella per la quale preparato a dovere forse non lo sarò mai. Ebbene, in partenza (tra le migliaia di persone) un ragazzo con la mia stessa maglia è vicino a me. Non ci conosciamo, però lo saluto e gli faccio i miei "in bocca al lupo". Tra le tantissime persone sento che c'è qualcuno che ha qualcosa in comune con me, oltre alla passione che hanno tutti. Qualche metro avanti vedo la figura inconfondibile di Luigi che non mi vede, ma dopo qualche minuto si gira e incrociamo gli sguardi: un cenno d'intesa con il pollice. Un'altra persona con la quale ho qualcosa in più in comune.

Si parte! Ed è un fiume di persone. Si parte piano, a Piazza Venezia ci si ferma addirittura, poi riprendiamo il passo. Dopo poco ti incontro: tu, con la tua maratona di sacrificio, con i tanti km da percorrere da solo con il tuo infortunio, con la voglia di arrivare. Parliamo pochi minuti, poi al rifornimento ci perdiamo di vista. A Testaccio intravedo Annalisa camminare al lato della strada e mi chiedo cosa sia successo, ma non riesco a fermarmi a chiederglielo perché il fiume di persone mi porta avanti (in quel punto la strada è strettissima). Sul lungotevere, all'altezza della bocca della verità, incontro Anita e Luigi: scambiamo due chiacchiere veloci e poi ci stacchiamo. Io decido di tenermi su un passo conservativo, non voglio soffrire come gli anni precedenti e poi mi rendo conto che sto correndo da solo, senza altri punti di riferimento.

Proseguo chilometro dopo chilometro, controllando il tempo e decidendo di non esagerare; penso a quello che mi avevi detto tu, "bevi sempre", per questo decido di fermarmi ad ogni ristoro e di camminare per poter bere con calma, interrompendo la corsa. Incontro un altro paio di ramarri lungo il percorso, l'ultimo è Francesco negli ultimissimi metri, in preda ai crampi, crampi che a me prendono al 36° e mi obbligano a rallentare fino ad aggiungere 1 min al km. Arrivo meglio degli anni scorsi. Ho sofferto, ho avuto i crampi, ma mi sono gestito senza mai fermarmi. Sono soddisfatto e al tempo stesso ho una punta di insoddisfazione, che utilizzerò per la prossima sfida, per migliorarmi. Quindi me la tengo questa sensazione e me la coccolo affinché mi sia di sprone per il futuro.

Eppure c'è qualcosa in più, qualcosa in più della corsa e del tempo realizzato, qualcosa in più dell'essermi misurato coi miei limiti: questo qualcosa sei tu e tutta la squadra! Perché mentre corro e intravedo una maglia verde spero sia uno dei nostri, uno che magari neanche conosco ma che so condividere i nostri valori, la nostra filosofia, il freddo e la pioggia di certe mattine. E poi penso che questa filosofia e questi valori ce li hai dati tu, col sorriso, con lo sguardo sincero, la passione e lo spirito di sacrificio, la simpatia e la capacità, la sofferenza di certi sguardi che è uguale alla nostra e che traspare da certe foto, la voglia di non risparmiarsi.

Taglio corto e ti dico semplicemente GRAZIE con tutto il cuore. Ieri è stata la mia prima maratona normale, non è stata affatto una passeggiata, è una corsa che so di non poter gestire in tutto e per tutto. So mi riserverà sempre qualche sorpresa e tante difficoltà da affrontarem che mi porterà sempre, almeno per un attimo, a chiedermi chi me lo stia facendo fare. Ma, anche se ho corso da solo, sapevo che solo non lo ero e attendevo con trepidazione il momento in cui avrei incontrato una maglia verde con un grosso ramarro bianco stampato dietro. E, ti dico la verità, quando sono andato a vedere sul sito TDS i tempi, ho voluto per prima cosa vedere se ce l'avevi fatta tu (anche se non ne avevo dubbi); poi (solo dopo) ho controllato i miei tempi.

Ciao GRANDE SANDRO, grazie ancora e... ci vediamo domenica, per misurarci ancora con i nostri limiti, per vivere nuovamente sull'asfalto una passione. Quote

 

Marco Dori

 

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